Valutazione del dolore
1° caso
Come medico di turno, devi visitare urgentemente presso la propria abitazione , di un uomo di 65 anni con cancro avanzato del polmone e metastasi ossee,. La famiglia riferisce dolore severo del paziente. È molto irrequieto, si lamenta e geme. Gli sono state date otto dosi breakthrough di morfina (in aggiunta alle sue dosi giornaliere ) nelle ultime 24 ore, con scarso risultato.
Bisogna considerare:
• L’esacerbazione del dolore può essere dovuta a: 1) delirio (più probabile); 2) complicazioni del suo cancro, come frattura patologica o ritenzione urinaria; 3) crisi psicosociale e/o 4) sviluppo di tolleranza al tipo di oppioide usato (meno probabile).
• Escludere il delirio: valutare con familiari la presenza di allucinazioni e paranoia. Cercare contratture muscolari (mioclonie) o iperalgesie. Valutare lo stato cognitivo (può essere utile il MMSE = Mini Mental State Examination). Effettuare un esame completo del paziente (valutando la presenza di disidratazione, ipossia, infezioni,ecc.). Considerare gli esami di laboratorio per escludere fattori come l’ipercalcemia, l’uremia. Se è presente delirio, la cura consiste nel trattamento dei sintomi e delle cause responsabili (se è possibile), piuttosto che incrementare la dose di oppioidi.
2° caso
Uomo di 38 anni con un tumore renale, si presenta con dolore alla schiena.
Considerare di:
• Eseguire sempre un esame muscolo-scheletrico e neurologico completo in ogni paziente oncologico con dolore alla schiena.
• Escludere metastasi localizzate alla colonna vertebrale: dolorabilità localizzata, ecc.; considerare radiografie o TAC.
• Escludere la compressione maligna del midollo spinale (CMMS): sono comuni il dolore alla schiena e il dolore a cintura. Valutare la forza muscolare, la sensibilità, il controllo intestinale ed urinario, i riflessi, il tono rettale, la dolorabilità oltre la colonna vertebrale, ecc. Se c’è sospetto di, CMMS, iniziare desametasone 4mg quattro volte al giorno fino a 10mg due volte al giorno, per via orale o sottocutanea e prendere subito contatti con il centro oncologico per la valutazione (RM) e la radioterapia (se confermato). Non è molto comune il riscontro di CMMS a livelli vertebrali diversi.
3° caso
Donna di 54 anni con tumore avanzato della mammella, si presenta con dolore ingravescente alla spalla destra che si irradia al braccio destro. La paziente aveva assunto dosi crescenti di morfina.
Bisogna considerare:
• Coinvolgimento del Plesso Brachiale: coinvolgimento del plesso brachiale (± debolezza muscolare, dolore lancinante e bruciore). La paziente potrebbe trovare beneficio nell’uso di adiuvanti analgesici come gabapentin, antidepressivi triciclici o un corticosteroide in casi selezionati. La radioterapia può essere utile, se c’e un coinvolgimento del plesso brachiale da parte del tumore stesso.
Fattori di rischio elevati nel controllo del dolore:
• Sindrome del dolore neuropatico
• Dolore incidente
• Stress psicosociale e spirituale
• Interferenza chimica con alcol e sostanze d’abuso
• Deperimento cognitivo
Per testo in inglese :Palliative Care Tips : www.palliative.org
La radioterapia è uno degli aspetti integrali dell’approccio multidisciplinare nella cura del cancro; è stato valutato che dal 50% al 60% di tutti pazienti oncologici possono trovare beneficio da questo trattamento. In particolare la radioterapia ha un ruolo fondamentale nelle cure palliative. Poiché in quasi tutti i paesi industrializzati, i reparti di radioterapia sono inferiori alle necessità cliniche, in presenza di risorse limitate la priorità per questa modalità viene data ai trattamenti curativi, a scapito di quelli palliativi, privando in questo modo una gran parte di malati di una terapia efficace e poco costosa. In quasi tutti i paesi industrializzati, in seguito al miglioramento delle terapie ed all’invecchiamento della popolazione, la richiesta di radioterapia palliativa è negli ultimi anni incrementata, ma non completamente soddisfatta. Purtroppo molti medici e una parte del personale sanitario ha scarsa conoscenza sulla efficacia della radioterapia e spesso non la considerano utile nel trattamento dei pazienti affetti da un tumore in fase avanzata. Una migliore comprensione del ruolo della radioterapia nel trattamento del cancro può indurre molti medici di famiglia nel prendere in considerazione questo trattamento per la cura dei loro pazienti.
Con questo articolo iniziamo a pubblicare alcune tematiche nel campo delle cure palliative, con particolare attenzione ai medici di medicina generale che in quanto responsabili dell'assistenza sul territorio avranno sempre più un ruolo fondamentale nel futuro della medicina che prevede un evidente e necessario spostamento dell'assistenza dai reparti ospedalieri ai servizi domiciliari.
Dice Cicerone “ per un malato, finché c’è vita c’è speranza”. La speranza nel campo della terapia dei tumori è spesso confusa con la speranza di una cura. Tuttavia, quando ad una persona viene diagnosticato un tumore in stadio avanzato, non ci sono cure possibili, la durata della vita è incerta e la vita stessa può sembrare tutto ma non piena di speranze. I malati terminali spesso hanno problemi fisici e psicologici che alla fine portano anche una sensazione di perdita di dignità. Come deve essere, quindi, intesa la speranza nell’ambito di una malattia terminale? Ovvero in che consiste? Che interventi possono attuare medici e ricercatori per sostenere la speranza nei malati terminali e nei loro familiari e come possono essere valutati questi interventi?
Nell'accompagnare un malato nelle ultime settimane di vita la preparazione del personale delle Equipe di cure palliative è un aspetto fondamentale. Frequentemente le richieste da parte dei familiari possono creare incomprensioni tra il personale curante e le esigenze emotive dei familiari.Per qualsiasi persona abituarsi all'idea di perdere una persona amata comporta la ricerca di ulteriori terapia che possano prolungare la vita del malato.Dal momento che il malato oncologico in breve tempo può passare da una fase dove è possibile ricorrere a nuovi schemi di terapia ad un improvvisa interruzione di modalità terapeutiche "curative" per aprire il capitolo delle cure palliative. Non è quindi facile per le equipe di cure palliative subentrare con modalità di supporto e cercare di convincere la famiglia, che tutto ciò che si può fare, è accompagnare il malato con semplici terapie che mirano al contenimento dei sintomi ed al miglioramento della qualità della vita.Per il personale sociosanitario grazie all'esperienza sul campo è facile suggerire le soluzioni che sembrano più idonee allo stato clinico del malato. Spesso lo stesso malato, non sempre informato sulla reale situazione, e sopratutto i familiari, si aspettano nuove possibilità terapeutiche. Questo atteggiamento della famiglia in genere viene etichettato come "negazione" rispetto ad una realtà più cruda e difficile da accettare. Per questo motivo vi invitiamo a leggere la trascrizione dell'intervista di una giornalista americana Amanda Bennet che ha vissuto in prima persona questa situazione e che racconta la esperienza dalla parte di un familiare di un malato e delle possibili incomprensioni tra famiglia e curanti. L'intervista a TED talks si chiama "Abbiamo bisogno di un racconto epico per la morte":