Trattamento del dolore.
Il trattamento del dolore è necessario in circa il 70% dei pazienti oncologici, per fortuna alcuni pazienti non richiederanno mai analgesici.
Analgesici d’uso comune
Possibili vie di somministrazione: orale; sottocutanea; rettale; transdermica; endovena.
Altre modalità
Trattamento di base
Problematiche comuni/Complicazioni
Fattori di rischio elevati nel controllo del dolore:
• Sindrome del dolore neuropatico
• Dolore incidente
• Stress psicosociale e spirituale
• Interferenza chimica con alcol e sostanze stupefacenti.
• Deperimento cognitivo
Per testo in inglese :Palliative Care Tips : www.palliative.org
La radioterapia è uno degli aspetti integrali dell’approccio multidisciplinare nella cura del cancro; è stato valutato che dal 50% al 60% di tutti pazienti oncologici possono trovare beneficio da questo trattamento. In particolare la radioterapia ha un ruolo fondamentale nelle cure palliative. Poiché in quasi tutti i paesi industrializzati, i reparti di radioterapia sono inferiori alle necessità cliniche, in presenza di risorse limitate la priorità per questa modalità viene data ai trattamenti curativi, a scapito di quelli palliativi, privando in questo modo una gran parte di malati di una terapia efficace e poco costosa. In quasi tutti i paesi industrializzati, in seguito al miglioramento delle terapie ed all’invecchiamento della popolazione, la richiesta di radioterapia palliativa è negli ultimi anni incrementata, ma non completamente soddisfatta. Purtroppo molti medici e una parte del personale sanitario ha scarsa conoscenza sulla efficacia della radioterapia e spesso non la considerano utile nel trattamento dei pazienti affetti da un tumore in fase avanzata. Una migliore comprensione del ruolo della radioterapia nel trattamento del cancro può indurre molti medici di famiglia nel prendere in considerazione questo trattamento per la cura dei loro pazienti.
Con questo articolo iniziamo a pubblicare alcune tematiche nel campo delle cure palliative, con particolare attenzione ai medici di medicina generale che in quanto responsabili dell'assistenza sul territorio avranno sempre più un ruolo fondamentale nel futuro della medicina che prevede un evidente e necessario spostamento dell'assistenza dai reparti ospedalieri ai servizi domiciliari.
Dice Cicerone “ per un malato, finché c’è vita c’è speranza”. La speranza nel campo della terapia dei tumori è spesso confusa con la speranza di una cura. Tuttavia, quando ad una persona viene diagnosticato un tumore in stadio avanzato, non ci sono cure possibili, la durata della vita è incerta e la vita stessa può sembrare tutto ma non piena di speranze. I malati terminali spesso hanno problemi fisici e psicologici che alla fine portano anche una sensazione di perdita di dignità. Come deve essere, quindi, intesa la speranza nell’ambito di una malattia terminale? Ovvero in che consiste? Che interventi possono attuare medici e ricercatori per sostenere la speranza nei malati terminali e nei loro familiari e come possono essere valutati questi interventi?
Nell'accompagnare un malato nelle ultime settimane di vita la preparazione del personale delle Equipe di cure palliative è un aspetto fondamentale. Frequentemente le richieste da parte dei familiari possono creare incomprensioni tra il personale curante e le esigenze emotive dei familiari.Per qualsiasi persona abituarsi all'idea di perdere una persona amata comporta la ricerca di ulteriori terapia che possano prolungare la vita del malato.Dal momento che il malato oncologico in breve tempo può passare da una fase dove è possibile ricorrere a nuovi schemi di terapia ad un improvvisa interruzione di modalità terapeutiche "curative" per aprire il capitolo delle cure palliative. Non è quindi facile per le equipe di cure palliative subentrare con modalità di supporto e cercare di convincere la famiglia, che tutto ciò che si può fare, è accompagnare il malato con semplici terapie che mirano al contenimento dei sintomi ed al miglioramento della qualità della vita.Per il personale sociosanitario grazie all'esperienza sul campo è facile suggerire le soluzioni che sembrano più idonee allo stato clinico del malato. Spesso lo stesso malato, non sempre informato sulla reale situazione, e sopratutto i familiari, si aspettano nuove possibilità terapeutiche. Questo atteggiamento della famiglia in genere viene etichettato come "negazione" rispetto ad una realtà più cruda e difficile da accettare. Per questo motivo vi invitiamo a leggere la trascrizione dell'intervista di una giornalista americana Amanda Bennet che ha vissuto in prima persona questa situazione e che racconta la esperienza dalla parte di un familiare di un malato e delle possibili incomprensioni tra famiglia e curanti. L'intervista a TED talks si chiama "Abbiamo bisogno di un racconto epico per la morte":