Di fronte al problema crescente della disoccupazione, il settore sanitario paradossalmente potrebbe rappresentare un motivo di crescita economica ed offrire una grande opportunità per creare lavoro a livello locale.
Nella maggior parte dei paesi il costo del lavoro incide per quasi la metà della spesa sanitaria. In futuro nel settore sanitario si prevede un rimborso non più per singoli servizi ma a favore di pacchetti mirati al miglioramento della salute del singolo e delle varie comunità. È evidente che molti di questi servizi verranno offerti a livello locale. Teoricamente i servizi alla persona subiranno un notevole cambiamento passando dalla offerta di semplici visite mediche o infermieristiche ad una rete territoriale basata su partnership di comunità che prevedano nuove figure di operatori sanitari.
In molte parti del mondo esiste un’offerta di servizi gestita da operatori sanitari di comunità dotati di un adeguata formazione sanitaria. Questo approccio secondo gli esperti potrebbe comportare un miglioramento nei risultati della salute con riduzione dei costi e la possibilità di creare nuove opportunità di lavoro.
In molti paesi questi operatori sanitari di comunità (OSC) oltre ad essere normalmente retribuiti sono ormai parte integrante dei sistemi di assistenza pubblica. Nella Africa sub-sahariana la One Milion Community Health Workers Campaign prevede la formazione, l’impiego e l’inserimento di questi operatori nel sistema sanitario. In India esistono ormai oltre 600.000 OSC retribuiti per particolari servizi che riguardano l’assistenza primaria e le campagne di immunizzazione. In Brasile esistono ormai numerosi OSC inseriti in equipe sanitarie che si prendono cura di oltre 110 milioni di persone.
In tutto il mondo è sempre più evidente l’efficacia degli OSC in più settori che vanno dalla salute materna-infantile alla gestione delle patologie croniche. Negli Stati Uniti gli operatori sanitari di comunità sono presenti ormai da numerosi decenni. In California ci sono i cosiddetti “promotoras” ovvero i promotori della salute che sono dedicati a seguire problematiche materno infantili, ad assistere pazienti con diabete e patologie cardiovascolari della comunità ispanica. Secondo alcune ricerche l’utilizzo degli OSC ha dimostrato una riduzione dei costi Medicaid per pazienti con patologie croniche. Anche in Alaska questi operatori sono ormai parte del sistema di assistenza primaria. Nonostante questi promettenti risultati, non esiste uno standard delle modalità di utilizzo degli OSC per quanto riguarda il loro inserimento nei servizi di assistenza e per le forme di pagamento.
Negli Stati Uniti esistono vari modelli per l’inserimento degli OSC nei differenti sistemi sanitari dei vari Stati, ma in considerazione del differente sistema sanitario rimandiamo all articolo del New England Journal of Medicine:
(http://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMp1305636).
Per quanto riguarda l’efficacia di questo approccio “ innovativo“ si è visto che in una gestione integrata del paziente da un ospedale al territorio, l’utilizzo di OSC oltre a ridurre il numero di ricoveri incongrui, aiuta a focalizzare gli interventi sulle cause che sono alla base di molte patologie croniche. La esclusione sociale, la povertà, la marginalizzazione, gli stili di vita e le condizioni abitative sono alla base di quasi tutte le patologie croniche particolarmente nelle comunità a basso reddito. I servizi sociali deputati ad affrontare queste problematiche sono spesso frammentari. Gli operatori sociali di comunità possono integrarsi con i servizi sociali, grazie ad una migliore conoscenza delle condizioni di vita del singolo paziente, inoltre possono a loro volta migliorare il supporto sociale verso gli stessi nuclei familiari, essere coinvolti nel processo di cura e a rafforzare le relazioni all'interno della comunità per aiutare i pazienti a modificare i vari stili di vita. Infine, utilizzo di questi operatori può creare possibilità di lavoro per persone con un livello educativo intermedio, spesso presenti nelle comunità più povere, quelle più colpiti dalla crisi economica ed in particolare le donne. È evidente che nel futuro servirà attivare dei programmi pilota allo scopo di valutare gli eventuali vantaggi dell'utilizzo degli OSC nell'assistenza territoriale di pazienti affetti da patologie croniche con particolare riguardo ad anziani fragili.
È ormai appurato che l'approccio tradizionale ad un malato deve considerare anche i determinanti socio economici delle varie patologie in un approccio innovativo che preveda un intervento integrato tra personale sanitario e servizi sociali dove operino membri della stessa comunità di provenienza del malato. Questo approccio oltre a rafforzare i legami all'interno della comunità permette una migliore comprensione da parte dei pazienti delle azioni di prevenzione di assistenza e di cura ed offre opportunità lavorative nel territorio dove si interviene.
I funzionari in Gran Bretagna e Sud Africa affermano che le nuove varianti vengono trasmesse più facilmente. C'è molto di più nella storia di questa mutazione, dicono gli scienziati.
New York Times-Di Apoorva Mandavilli-20 dicembre 2020
Articolo pubblicato sul New Scientist del 7/11/2020
L'Inghilterra ha avviato un secondo lockdown nazionale, dopo che settimane di restrizioni regionali non sono riuscite a frenare la diffusione del coronavirus. Il governo del Regno Unito a settembre non ha seguito i suggerimenti forniti dai consulenti scientifici per istituire settimane prima un blocco più breve, destinato a fermare la crescita esponenziale dei casi di coronavirus. Questo nuovo blocco è necessario per fermare la diffusione del virus, ma questa soluzione e sforzi simili in tutta Europa potrebbero risultare tardivi per evitare che la seconda ondata di covid-19 sia peggiore della prima.
Editoriale del News Scientist del 7/11/2020
Mentre il coronavirus ha iniziato a diffondersi in Europa in primavera, molti scienziati hanno avvertito che il peggio potrebbe arrivare in inverno. Ora, sembra che avessero ragione.
In tutto il mondo si discute su come e quando riattivare il lockdown totale o parziale di un singolo paese. Non esistono regole certe ma un recente articolo pubblicato sul New Scientist del 24 ottobre 2020 propone una soluzione che sembra molto interessante.
Da dove viene il coronavirus? Articolo di Nina Westervelt sul New Scientist 17/10/2020
Ormai abbiamo convissuto con SARS-CoV-2, il virus che causa il covid-19, per la maggior parte dell'anno. In questo periodo, la nostra conoscenza si è ampliata notevolmente, ma c'è ancora tanto che non sappiamo - e anche quando pensiamo di sapere le cose, la scienza può cambiare velocemente opinione su molte delle questioni.
Prima parte.
In questi giorni con la minaccia della seconda ondata della pandemia la maggior parte delle persone si chiede quali siano i sintomi di cui preoccuparsi. La situazione evolve continuamente ma in questo articolo si riassumono le informazioni più importanti.
New Scientist 7/10/2020