Scegliere medico di base
Tutti i cittadini devono essere iscritti al Servizio Sanitario Nazionale ( S.S.N.) e scegliere un medico tra quelli disponibili nell'ambito territoriale di residenza.
Per l'iscrizione al Servizio Sanitario Nazionale necessitano i seguenti documenti:
documento d'identità,
codice fiscale,
certificato di residenza o autocertificazione
Per la scelta o revoca del medico di famiglia:
tessera sanitaria rilasciata dall'Azienda USL,
documento d'identità
certificato di residenza o autocertificazione per i pazienti provenienti da altra regione
nominativo o Codice Regionale del medico che si vuole scegliere.
La residenza è il presupposto essenziale per l'iscrizione degli assistiti negli elenchi delle ASL e per l'assegnazione del medico di medicina generale. Chi non ha la residenza ha diritto ad eventuali analisi gratuite ma deve pagare la visita del medico di base[1].
Il cambio di residenza dell'assistito, anche temporaneo, comporta la revoca automatica del medico di famiglia da parte della ASL. E' da notare che se si cambia nuovamente residenza, tornando a quella originaria, la scelta del medico di famiglia va fatta di nuovo, non essendo automatica la riattribuzione del medico precedentemente scelto.
In alcuni casi è consentito scegliere un medico anche al di fuori del comune di residenza, anche se a tempo determinato (da un minimo di 3 mesi ad un massimo di 1 anno). E' il caso delle seguenti categorie di cittadini:
lavoratori stagionali qualora il periodo di attività non sia superiore a 3 mesi
insegnanti con incarichi di durata superiore a 3 mesi
soggiornanti per comprovati motivi di salute
lavoratori distaccati con contratto di lavoro di durata superiore a 3 mesi e loro familiari
militari di carriera e loro familiari
dipendenti pubblici e privati inviati in missione in una località diversa da quella di residenza per oltre 3 mesi, e loro familiari
cittadini che possono rimanere iscritti nell'anagrafe del comune da cui provengono ai sensi dell' DPR 31.1.58 n.136 (militari di leva, studenti, religiosi, ricoverati in istituti di cura, condannati)
Nei casi precedentemente elencati, per la scelta del medico curante, sono necessari:
un certificato, rilasciato dall'ente, amministrazione o società di appartenenza o autorità civile o militare competente, dal quale risulti che l'interessato vive in un Comune diverso da quello di residenza anagrafica e che la sua permanenza si protrarrà per più di tre mesi;
il certificato di residenza anagrafica;
il certificato di avvenuta cancellazione dagli elenchi della ASL di residenza anagrafica.
La scelta del medico, può essere fatta personalmente, o tramite delega scritta. Il cittadino delegato, deve presentare la delega firmata dal delegante, ed il libretto sanitario del delegante.
Per motivi di salute occorre la certificazione rilasciata dal medico specialista di struttura pubblica o dal medico di medicina generale che attesta la condizione clinica, con riferimento alla necessità dell'appoggio al nucleo familiare.
[1] www.torrinomedica.it
Un po’ di storia
Solitamente associamo la cremazione del corpo umano a situazioni di particolare calamità (le grandi epidemie del passato) o ai riti orientali (le pire sulle rive del Gange). In realtà anche nell’occidente e nella stessa Italia essa ha una lunga e travagliata storia. Senza risalire troppo all’indietro, basti pensare che fu la cremazione del poeta inglese Scheiley (morto nel mare toscano nel 1822) avvenuta sulle spiagge di Viareggio per volontà del suo amico Byron, a farla considerare da allora, soprattutto sotto il profilo simbolico, un rito laico. Del resto allora la legge napoleonica del 1804, da noi estesa nel 1806, imponeva la costruzione dei cimiteri fuori città. Da allora la storia della cremazione s'intrecciò con la fede e con l'igiene pubblica.