Recentemente negli Stati Uniti d'America si è aperta un'ampia discussione su alcuni temi sanitari, in particolare sull'importanza dello screening, nei pazienti con tumore della prostata.Molto spesso i dati sono contraddittori e fuorvianti ed è opportuno conoscere meglio le linee guida internazionali sulla reale utilità del PSA nel tumore prostatico.
La sopravvivenza in contrapposizione alla mortalità.
Recentemente negli Stati Uniti d'America si è aperto un'ampio dibattito su alcune problematiche sanitarie, in particolare sull'importanza dello screening dei pazienti con tumore della prostata. Il dibattito è scaturito, dall'affermazione fatta alcuni anni fa, dal sindaco della città di New York Rudy Giuliani , che ha sostenuto che negli Stati Uniti d'America, un paziente colpito da tumore della prostata (una malattia che lo aveva colpito personalmente) presenta una possibilità di sopravvivenza del 82%, mentre nel Regno Unito lo stesso paziente ha una possibilità di sopravvivenza del 44%, nonostante (o forse a causa) del sistema sanitario pubblico inglese. È possibile che la percentuale di sopravvivenza possa variare di un fattore 2, in due paesi sviluppati come il Regno Unito e gli Stati Uniti d'America? Se questo dato fosse giusto , sicuramente sarebbe un'accusa mortale contro l'inadeguatezza del sistema sanitario pubblico presente in tante nazioni moderne. Non v'è dubbio che i dati presentati dal sindaco Giuliani siano giusti ma fuorvianti. I numeri citati da Giuliani non hanno alcun significato, quando si confrontano tra loro gruppi di pazienti che differiscono in modo drammatico nelle differenti modalità di diagnosi. Com’è stato dimostrato in un articolo del 2008 (Psycological Science in the Public Interest vol 8 pag 53) dal dottor Gigerenzer, i dati citati da Giuliani facevano riferimento alle percentuali di sopravvivenza a cinque anni valore che indica il numero di pazienti nei quali viene diagnosticata una malattia in un dato anno, che sono ancora vivi cinque anni più tardi. La differenza tra i due paesi in questione è dovuta al fatto che negli Stati Uniti la neoplasia della prostata viene generalmente diagnosticata attraverso lo screening (test del PSA) , mentre nel Regno Unito la diagnosi viene effettuata sulla base dei sintomi che pazienti presentano.
E’ evidente che lo screening per un tumore può diagnosticare la malattia molto precocemente , quindi introduce una fonte di distorsione (bias) nel suddetto confronto. Supponiamo, infatti, di comparare un gruppo di pazienti, affetti da tumore della prostata, che muoiono tutti all'età di 70 anni. Se una parte di questi pazienti non sviluppa sintomi sino all'età di 67 od oltre, la sopravvivenza a cinque anni in questo gruppo di pazienti è praticamente vicino allo zero. Supponiamo d'altra parte, che in un altro sottogruppo di pazienti, lo screening con PSA abbia permesso di diagnosticare la malattia all'età di 64 anni, in questo secondo gruppo la sopravvivenza a cinque anni si avvicinerebbe al 100%, nonostante il fatto che la mortalità sia la stessa in entrambi i gruppi. Le percentuali di miglioramento della sopravvivenza non indicano necessariamente una prognosi migliore. Questo ovviamente è un’eccessiva semplificazione del problema, in quanto è noto che una diagnosi precoce mediante lo screening possa aumentare in molte patologie la possibilità di migliori cure. E’ appurato a livello internazionale che lo screening nel tumore della prostata non è accurato al 100%. Infatti, ci possono essere dei falsi positivi, ovvero il test “etichetta” in modo erroneo delle persone sane come affetti da tumore. Inoltre, lo screening del tumore della prostata può diagnosticare la malattia (overdiagnosis) in molti pazienti con neoplasie non aggressive, che in questi pazienti potrebbero non provocare mai sintomi clinici . Nel tumore della prostata non è del tutto appurata in seguito allo screening, l'esatta percentuale di diagnosi in eccesso, comunque una stima grossolana indica che circa il 48% degli uomini a cui viene diagnosticato un tumore mediante il PSA presentano una forma di neoplasia non aggressiva (Journal of National Cancer Institute vol. 101,pag 1325 ).
Un confronto di dati fuorviante
I pazienti che subiscono una diagnosi erronea (falso positivo), oppure una "overdiagnosis" ovvero un test positivo con una valutazione eccessivamente pessimistica sul decorso della malattia, vanno incontro ad una serie di trattamenti non necessari e potenzialmente dannosi- nel caso di tumori della prostata gli uomini possono presentare dopo le terapie alcune complicazioni come l'impotenza o l'incontinenza urinaria etc. Inoltre la percentuale di diagnosi eccessivamente pessimistiche( ovvero malattie indolenti non aggressive) falsifica positivamente la percentuale di sopravvivenza a cinque anni, perché include pazienti che non sarebbero mai morti per un tumore della prostata. Nello studio sull'utilità dello screening in medicina la sopravvivenza è un dato ingannevole. Per poter verificare in quale paese un trattamento è migliore è opportuno comparare le percentuali di mortalità. La mortalità annuale dovuto ad una malattia indica in un dato anno, la proporzione sull'intera popolazione di persone che muore per tale patologia. In questo modo i dati sono più attendibili. Allora cosa avviene negli Stati Uniti d'America o nel Regno Unito se confrontiamo questo dato? Negli USA i dati riguardanti la mortalità pubblicati dal National Cancer Institute nel periodo che va tra il 2003 al 2007, indicano una mortalità per il tumore della prostata di 24. 7 su 100.000 persone. Nel Regno Unito percentuali simili sono state pubblicate del 2008 dove la mortalità è del 23. 9 per 100.000 individui. Da un punto di vista statistico la differenza non ha nessun valore. Quindi una sopravvivenza più alta, non necessariamente significa minori decessi per una particolare patologia. Questo tipo di distorsione porta a dati ingannevoli , se si confrontano tra loro differenti sistemi sanitari considerando soltanto le percentuali di sopravvivenza. La prossima volta che leggerete che in un paese il servizio sanitario è migliore rispetto ad un altro, fate un controllo attento se il confronto si basa su le percentuali di sopravvivenza o di mortalità e se viene presa in considerazione la sola sopravvivenza, prendete questi dati con molto scetticismo.
http://www.newscientist.com/article/dn20107-spin-doctors-die-another-day.html
Nella sezione Oncologia potrete leggere un riassunto delle linee guida pubblicate dall'American Cancer Society nel 2010 sullo screening del tumore prostatico.
Anche se il numero complessivo di casi di cancro del colon-retto è diminuito, l'incidenza tra le persone di età inferiore ai 50 anni è aumentata del 51% dal 1974 al 2013. Lo studio conferma i principali benefici quando lo screening del cancro del colon-retto viene eseguito prima dei 50 anni
Lo screening per il cancro del colon-retto (CRC) nelle donne prima dei 50 anni può ridurre significativamente il rischio di CRC rispetto a coloro che non hanno effettuato lo screening endoscopico o decidono di iniziare i test all'età di 50 anni, secondo un nuovo studio del Massachusetts General Hospital.
La sanita Australiana spera di raggiungere in ambito pediatrico un livello zero di morti da cancro nei prossimi anni.
New Scientist 19/2/2022
New Scientist 12/02/2022 Alice Klein
Un’analisi del sangue rileva il cancro ai polmoni in una fase precoce e curabile della patologia. Lo screening del cancro del polmone è sempre stato costoso, ma un semplice esame del sangue che rileva i lipidi associati a questo tumore può offrire un'alternativa più economica.
L’articolo che segue è molto interessante perché fa riferimento ad un test di screening semplice che può essere effettuato a casa e che può individuare precocemente il tumore del colon, una neoplasia tra le più frequenti nella popolazione anziana. Essendo in molti casi una ottima alternativa alla colonscopia, un esame invasivo e non molto apprezzato dai pazienti, il ricorso al FIT può incrementare il numero di soggetti da sottoporre allo screening e soprattutto risolvere il probabile affollamento nei reparti di gastroenterologia che si presenterà alla fine della pandemia.
Di Paula Spann New York Times Pubblicato l'11 gennaio 2021
Questo articolo è stato pubblicato il 15/08/2020 sul New Scientist
Michael Le Page
L'obesità può causare il cancro semplicemente perché gli organi aumentati di volume hanno più cellule.
Le scansioni TC di 750 individui mostrano che le persone obese hanno organi più grandi e quindi più cellule. Questo potrebbe spiegare perché le persone obese hanno un rischio maggiore di molti tipi di cancro. "Sebbene l'obesità sia una malattia complessa che può influenzare il rischio di cancro in molti altri modi, l'aumento delle dimensioni di un organo e del numero delle sue cellule deve aumentare il rischio di cancro in quell'organo", afferma il team, che è guidato da Cristian Tomasetti presso la Johns Hopkins University School of Medicine.
La terapia metronomica in oncologia pediatrica.
L'angiogenesi è una componente fondamentale della crescita tumorale. Infatti,l’angiogenesi permette al tumore l’apporto di ossigeno e di altri elementi essenziali per la sua continua crescita e lo sviluppo di metastasi. L'angiogenesi rappresenta quindi un potenziale bersaglio per le terapie del cancro. La scoperta delle proprietà antiangiogenica dei farmaci antitumorali ha portato a sviluppare un nuovo approccio terapeutico: la chemioterapia metronomica che comporta la somministrazione di chemioterapia a basse dosi con frequenza anche quotidiana. Questa terapia impedisce la crescita o distruggere i vasi sanguigni del tumore e inibisce la crescita tumorale e può causare la distruzione del tumore. Inoltre, quest’approccio basato sull'impiego di basse dosi di chemioterapia può ridurre gli effetti collaterali di questa (alopecia, tossicità del midollo osseo, vomito e la tossicità su altri organi).
I danni dovuti allo screening del cancro della prostata includono le lesioni dovute ai vari test quali l’esplorazione rettale, il prelievo di sangue per il PSA, la biopsia prostatica e l’eccesso di diagnosi ( denominati danni da screening) oltre ai danni connessi ai vari trattamenti consequenziali ad una biopsia positiva (danni da trattamento).
E’ evidente che lo screening per un tumore può diagnosticare la malattia molto precocemente, ma nel caso del tumore alla prostata il ricorso al test del PSA può creare dati incerti e rischi sanitari in un certo numero di pazienti ( I , II e III Parte )
Linee guida per lo screening del tumore della prostata(I parte)
La US Task Force per i Servizi preventivi (USPSTF) dice no allo screening per il tumore alla prostata negli uomini in buona salute.
Gardiner Harris
New York Times
6.10.2011
Gli uomini in buona salute non dovrebbero sottoporsi al test PSA per effettuare lo screening per il tumore alla prostata perché il test non salva la vita e invece molte volte porta a altri test e trattamenti che senza nessun vantaggio provocano dolore, impotenza e incontinenza in molti pazienti.