Medicine alternative: cosa dice la scienza e quando possono essere utili

Negli ultimi decenni, l’interesse verso le cosiddette “medicine alternative” è cresciuto in tutto il mondo, anche nei Paesi con sistemi sanitari avanzati. Ma cosa si intende davvero con questo termine? E, soprattutto, quali di queste terapie hanno oggi un riconoscimento scientifico?

Cosa sono le medicine alternative?

Le medicine alternative (o complementari) comprendono un’ampia varietà di pratiche che vanno dalla fitoterapia all’agopuntura, dalla medicina tradizionale cinese all’omeopatia, dalla chiropratica alla meditazione, fino a discipline corporee come lo yoga o il Tai Chi.

Spesso vengono usate come supporto alle terapie convenzionali, soprattutto per trattare il dolore cronico, l’ansia, l’insonnia, e altri disturbi della vita quotidiana. In questi casi si parla più propriamente di medicina integrativa, un approccio che unisce il meglio della medicina scientifica con pratiche naturali o tradizionali validate da studi clinici.

Il ruolo dell’educazione e dell’accesso alle informazioni

La diffusione delle medicine alternative non è sempre correlata al livello di istruzione: in alcuni Paesi (come Germania e Stati Uniti), sono proprio le persone con alto livello culturale a ricorrere a queste terapie, spesso alla ricerca di un approccio più olistico o personalizzato. In altri contesti, invece, può prevalere una mancanza di fiducia nella medicina tradizionale o la difficoltà ad accedere al sistema sanitario pubblico.

 

Paese Utenti medicina alternativa (%) Caratteristiche principali
Italia 21% Ampio uso di omeopatia e fitoterapia, specialmente tra donne e over 60
Francia 38% Omeopatia rimborsata fino al 2021, oggi diffusa privatamente
Germania 40% Forte integrazione di medicina antroposofica e agopuntura
Spagna 28% Fitoterapia e agopuntura le più usate, crescenti centri integrativi
Regno Unito 15% Il National Health Service ha ridotto il supporto pubblico, ma esiste interesse per meditazione e yoga
Stati Uniti 34% Presenza in oltre 60 ospedali pubblici di programmi di medicina integrativa

Un fenomeno anche ospedaliero

In risposta alla crescente richiesta, diversi ospedali — specialmente negli Stati Uniti — hanno aperto centri specifici di medicina integrativa. Tra questi si possono citare:

Il Memorial Sloan Kettering Cancer Center di New York
Il Cleveland Clinic Center for Integrative Medicine
Il Dana-Farber Cancer Institute di Boston

Anche in Europa alcuni ospedali stanno sperimentando percorsi analoghi, soprattutto in oncologia, geriatria e riabilitazione.

Quando possono essere utili?

Le terapie alternative possono essere prese in considerazione in alcune situazioni specifiche:

- Quando si desidera un supporto per gestire sintomi cronici (dolore, ansia, insonnia)
- Se si vuole affiancare alla cura medica un approccio di benessere generale
- In presenza di malattie terminali o degenerative, come strumento di miglioramento della qualità di vita

È fondamentale però consultare sempre il proprio medico, soprattutto per evitare interazioni dannose tra terapie naturali e farmaci convenzionali.

Le medicine alternative non sono né una truffa, né una soluzione miracolosa. Possono offrire benefici reali, ma solo se inserite in un percorso terapeutico consapevole. L’informazione scientifica e il dialogo tra medico e paziente restano gli strumenti migliori per orientarsi tra promesse, mode e reali possibilità di cura.

maggio 2025

Nelle prossime puntate, nella categoria ‘Medicine naturali’, proporremo approfondimenti sull’agopuntura, sulle piante medicinali, sull’omeopatia, sulla meditazione, il Tai Chi e lo yoga, in particolare per gli anziani, in geriatria e in oncologia. Continuate a seguirci!

‘Frequent Flyer’ in Pronto Soccorso: la fragilità invisibile degli anziani che il territorio può salvare

Ogni anno migliaia di pazienti anziani accedono ripetutamente ai pronto soccorso del Lazio. Spesso non per vere emergenze, ma per mancanza di risposte territoriali efficaci. Una sfida clinica e sociale che chiama in causa medici, amministratori e politiche sanitarie.

 

I "frequent flyer" sono pazienti che si rivolgono frequentemente al pronto soccorso, spesso per problemi che potrebbero — e dovrebbero — essere gestiti fuori dall’ospedale. La maggior parte di essi è rappresentata da anziani fragili, soli, con patologie croniche, spesso in condizioni socio-economiche precarie. In assenza di una rete territoriale efficiente, il pronto soccorso diventa la loro unica "porta d’accesso" al sistema sanitario.

Chi sono i Frequent Flyer?

- Pazienti con più di 4 accessi all’anno al PS.
- Tipicamente anziani (>65 anni), con comorbidità croniche, isolamento sociale e carenze assistenziali domiciliari.
- Spesso non classificati come urgenze, ma bisognosi di presa in carico continuativa.

I numeri nel Lazio 

- Il 2,9% dei pazienti ha generato l’11,9% degli accessi totali in 15 pronto soccorso.
- I frequent flyer hanno un tasso tre volte maggiore di accessi non urgenti (9,7% vs 3,2%).
- Le cause principali: inadeguato follow-up sul territorio, uso improprio del 118 e ritorno ciclico in ospedale.

Le cause: quando il pronto soccorso è l’unica risposta

- Solitudine, povertà, disabilità, decadimento cognitivo.
- Mancanza di un medico di medicina generale disponibile, assistenza domiciliare insufficiente, attese nei servizi territoriali.
- L’ospedale diventa un "rifugio sanitario", anche per problemi sociali.

Le conseguenze per il sistema sanitario

- Sovraccarico dei PS.
- Uso improprio delle risorse emergenziali.
- Frustrazione del personale sanitario.
- Rischio clinico aumentato per i pazienti fragili in ambienti non dedicati.

Le soluzioni già sperimentate 

Nel Lazio:
- Progetto per l’assistenza domiciliare integrata (ADI) agli over 80 e fragili segnalati dai PUA (Punto Unico di Accesso).
- Integrazione tra medici di medicina generale, infermieri di comunità e ospedali di comunità.
- Attivazione del Piano Nazionale Cronicità con attenzione agli anziani multiproblematici.

In Italia e nel mondo:
- Case manager infermieristici dedicati agli anziani dimessi dal Pronto Soccorso.
- Programmi di "transitional care" con follow-up a domicilio nelle 72 ore dopo la dimissione.
- Interventi proattivi dei servizi sociali e di medicina generale.

Cosa serve ora: una chiamata all’azione

- Riconoscere i frequent flyer come categoria clinica e sociale specifica.
- Attivare schede di monitoraggio per pazienti fragili con storico di accessi frequenti.
- Sviluppare équipe multidisciplinari territoriali (medici di medicina generale, infermieri, assistenti sociali).
- Investire in soluzioni digitali per la continuità assistenziale (telemonitoraggio, alert automatici dopo dimissione).

 

La risposta al fenomeno dei frequent flyer non può essere solo ospedaliera. È una questione di salute pubblica, di dignità delle cure, di equità. È anche un banco di prova per la capacità del sistema sanitario di prendersi davvero cura degli anziani più vulnerabili.

maggio 2025

 

Per approfondire:

-       Frontiers in Public Health, 2023 – Frequent Use of ED in Rome 

-       PLOS ONE, 2016 – Frequent use of ED by elderly in Italy

-       Regione Lazio – Assistenza territoriale e domiciliare alla popolazione anziana

-       Cittadinanzattiva – Report su PS del Lazio

-       Population Health Metrics, 2020 – Chronic conditions and ED use in ageing societies

Le uova: un alimento prezioso per la salute degli anziani

Perché le uova fanno bene?

Le uova sono un alimento semplice, economico e completo. Offrono tanti benefici per la salute, soprattutto in età avanzata:

- le proteine delle uova sono di alta qualità: aiutano a mantenere i muscoli forti e a prevenire la perdita di massa muscolare (sarcopenia).

- la vitamina D è utile per le ossa e il sistema immunitario.

- la vitamina B12 è importante per il cervello e spesso carente negli anziani.

- la colina presente nel tuorlo protegge il fegato e sostiene la memoria.

- gli antiossidanti (la luteina e la zeaxantina) aiutano a mantenere una buona vista.

E il colesterolo?

Per molti anni si è pensato che le uova facessero aumentare il colesterolo. Oggi si sa che un consumo moderato di uova non è pericoloso per la maggior parte delle persone.

Se segui una dieta sana e non hai gravi problemi di colesterolo, puoi mangiare fino a 1 uovo al giorno senza preoccupazioni.

Quante uova si possono mangiare?

Fino a 7 uova a settimana (1 al giorno) per chi è in buona salute.

2–4 uova a settimana per chi ha colesterolo alto, diabete o problemi di cuore (è comunque importante chiedere al proprio medico).

Come cucinarle in modo sano?

Sarebbe meglio optare per:

- delle uova sode

- delle uova strapazzate con poco olio

- delle uova in camicia o al tegamino con acqua

Sarebbe meglio invece evitare fritture e condimenti pesanti (burro, pancetta, salumi)

In sintesi

Le uova sono un ottimo alleato per gli anziani perché sono nutrienti, facili da digerire, economiche e versatili in cucina

Non eliminarle dalla tua dieta: usale con buon senso!