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L'esperienza di Uber può essere utile in campo sanitario

A marzo 2016 un editoriale della rivista “The New England Journal of Medicine” ha descritto l’esperienza dell’azienda Uber, spiegando come, 8 anni fa, ha inserito nel mercato automobilistico privato l’utilizzo di un software mobile (app) che collega direttamente passeggeri e autisti di vetture private. La nascita di Uber, società presente ormai in decine di città in tutto il mondo, è stata possibile perché in un mercato caratterizzato da un servizio poco efficiente, con disagi e prezzi elevati, ha spinto i clienti a prendere in considerazione delle alternative possibili. La forte diffusione dell’app di Uber ha dimostrato che in presenza di un mercato fortemente regolamentato, i consumatori, nonostante interessi corporativi fortemente radicati in campo economico e politico, tendono a rivolgersi a soluzioni alternative.

 

Dal 2009, anno di fondazione di Uber, l’azienda ha visto crescere notevolmente il proprio fatturato diffondendosi in più di 150 città negli Stati Uniti e in più di 58 paesi. Questa crescita è avvenuta a scapito dei tradizionali concorrenti del mercato di trasporto automobilistico privato ovvero i possessori di Taxi o di automobili private già inserite regolarmente nel mercato. Di conseguenza, questi ultimi hanno visto diminuire il valore monetario delle loro licenze di oltre il 50% nel corso degli ultimi due anni. Infatti l’aumento nel valore sul mercato dell’azienda Uber è dovuta al trasferimento di rendite di monopolio dai titolari delle licenze verso la società Uber. Con una posta in gioco così alta è evidente che i proprietari di licenze abbiano cercato di opporsi all’inserimento di Uber nel mercato, con un’enorme pressione politica sui vari governi che sino ad allora avevano protetto questo monopolio. In questi pochi anni, l’azienda Uber ha perso alcune battaglie ma ha dimostrato di essere in continua crescita grazie alla capacità di operare in tutti i paesi del mondo dove è presente un mercato monopolistico, rigido e poco efficiente.

Nell’articolo del The New England Journal of Medicine ci si chiedeva se i servizi sanitari dei paesi moderni fossero maturi per un simile scenario.

Il settore di servizi  sanitari, in confronto con l’esperienza dell’azienda Uber, sembra evidenziare una minore possibilità di inserimento di nuovi attori. Qualsiasi ente o società che volesse offrire servizi di questo tipo si scontrerebbe necessariamente con una rete di norme, obblighi contrattuali,  incroci tra interessi finanziari e ingerenza politica. Non è un caso che nel nostro paese in molte ASL e ospedali vi è la presenza di rappresentanti della politica nelle cariche dirigenziali e che gran parte del budget regionale, per esempio nella Regione Lazio, sia dovuto alle spese della sanità. In molti paesi del mondo il potere economico e politico di questo mercato, il sussistere di un monopolio e la presenza di una rete di connessioni intricata condizionano l’offerta di prestazioni sanitarie e scoraggiano l’ingresso di nuovi concorrenti. L’offerta di prestazioni sanitarie al di fuori del mercato tradizionale si scontra con problematiche economiche e la possibile alternativa di offrire servizi a basso costo, per esempio con personale meno qualificato, spingerebbe il cliente/paziente a richiedere una certificazione sulla qualità del servizio per evitare rischi per la propria salute. In un settore così delicato come quello sanitario, rivolgersi ad un fornitore che offra servizi di qualità non certificate è ovviamente molto più rischioso rispetto ad una scelta simile riguardante il settore del trasporto privato.

Nonostante queste premesse, in tutto il mondo si osserva una crescita impressionante nell’utilizzo di tecnologie innovative in campo sanitario, senza che  si associ per ora un’offerta di servizi sanitari alternativi rispetto a quelli presenti. Nel mondo assistiamo al fenomeno, ancora limitato, del cosiddetto “turismo medico”, con pazienti che si spostano in altri paesi per sfruttare costi sanitari minori. Anche le cure mediche on-line e la telemedicina offrono soluzioni pratiche a costi potenzialmente inferiori. Ma sia il turismo medico che la telemedicina sono ancora esperienze limitate che non sembrano minacciare i servizi sanitari tradizionali.

L’esperienza dell’azienda Uber ha dimostrato che il divario tra quello che desiderano gli utenti e quello che attualmente gli viene offerto non durerà in eterno.

In molti paesi il monopolio presente in campo sanitario esercita un controllo molto stretto  opponendosi all’entrata di nuovi attori ponendo barriere di varia natura. In Canada, per esempio, i servizi via cavo, telefono e internet (telemedicina) o, negli Stati Uniti, le aziende farmaceutiche sono monopoli protetti dallo Stato, che sono suscettibili in futuro di possibili cambiamenti nella governance politica. Nonostante le opposizioni politiche nella maggior parte dei paesi, Uber è riuscita a crescere grazie alla bassa qualità dei servizi esistenti e all’alta richiesta dei clienti. Si spera che alcune di queste barriere possano essere rimosse senza mettere a rischio la salute del paziente. Si potrebbe per esempio migliorare la formazione dei medici all’uso delle nuove tecnologie, l’utilizzo sempre più diffuso delle cartelle cliniche elettroniche, la creazione di reti di riferimento socio-sanitario, tutte soluzioni che tendono a rispondere ai bisogni veri dei pazienti. Grazie all’assistenza sanitaria multidimensionale, le nuove compagnie possono cercare di inserirsi pian piano all’interno di questo mercato con soluzioni innovative, come ha fatto Uber per quanto riguarda l’offerta sul trasporto automobilistico privato, offrendo, per esempio, applicazioni specifiche che possano migliorare il percorso di malattia del  paziente nella prenotazione di esami, nella ricerca di consulenza e nell’utilizzo delle nuove tecnologie connesse agli smartphone che stanno profondamente modificando il servizio sanitario della nostra società. In Inghilterra, per esempio, il servizio sanitario nazionale ha suggerito l’utilizzo di un supporto psicologico on-line per permettere a molti pazienti con problemi di ansia e depressione di rivolgersi a siti certificati per il supporto psicologico.

Cento anni fa i medici non erano inseriti in un mercato regolamentato e ricevevano una formazione variabile da paese a paese. Con il tempo è notevolmente aumentato l’armamentario professionale e tecnico per affrontare le principali patologie come le cardiopatie, i tumori, le patologie croniche e quelle infettive. In altre parole, negli ultimi anni la medicina ha presentato sviluppi incredibili sia nella ricerca di base che nell’utilizzo di nuove tecnologie. Queste non sempre si sono tradotte in migliori risultati per quanto riguarda la sanità dell’intera popolazione o per quanto riguarda le fasce più deboli di questa.  Lo sviluppo di Internet, la sempre più democratica diffusione dell’informazione, la continua crescita di quella che è chiamata e-medicine offre notevoli possibilità di rendere più aperto un mercato che è considerato monopolistico, rigido, inefficiente  e molto condizionato da pressioni economiche e politiche. L’esperienza dell’azienda Uber nel mercato del trasporto automobilistico privato dovrebbe farci meditare sul futuro della sanità.

Nei prossimi anni ci troveremo di fronte a tre possibilità :

– Ignorare completamente le tendenze innovative e sperare che tutto continui ad andare per il meglio.

– Osservare un aumento della regolamentazione per ostacolare l’inserimento nel mercato di nuovi attori.

– Iniziare a competere per la qualità e l’efficienza dei servizi offerti accettando che questa innovazione possa risultare dirompente e sconvolgere le tradizionali regole del mercato.

È evidente che la classe medica dovrebbe aderire all’ultima opzione convincendo operatori sanitari, ospedali e tutti coloro che hanno un ruolo in campo sanitario ad accettare e far propri questi aspetti innovativi in modo da poter offrire servizi ad alto valore e sostenibili per la maggior parte della popolazione. Solo in questo modo sarà possibile potenziare il nostro ruolo all’interno di un servizio sanitario che preservi il rapporto di fiducia con i propri pazienti.